Visualizzazione post con etichetta estratto libro agata. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta estratto libro agata. Mostra tutti i post

mercoledì 11 ottobre 2017

ESTRATTO DEL LIBRO



Ciao a tutti. Ecco per voi un estratto gratuito del libro Agata.Come un funerale ti salva la vita. In questo estratto sono al funerale dei gemelli siamesi Alex e Walter. Leggete cosa si inventa il signor Lauro!



Al gruppo si aggiunse il signor Lauro, che portava con fierezza un nome così desueto e fuori dal comune. Salutò tutti, mentre cercavano, come sempre, di camminare lenti nel corteo, per non inciampare in qualcun altro.

Non avete sentito l'ultima” sbottò il signor Lauro, come se non vedesse l'ora di raccontare la notizia “pare che durante l'operazione, i medici non riuscissero a staccarli”.

Cosa? Com'è possibile?” chiesero quasi insieme gli altri tre.
Il signor Lauro, famoso per aver visto e rivisto centinaia se non migliaia di volte-considerando la poca offerta di programmi che passava la tv, c'era da capirlo- le puntate di E.R. prima e di Grey's Anatomy dopo, sapeva tutto e non si prese la briga di nasconderlo, pur sussurrando per non farsi sentire e magari non turbare chi passava accanto a loro nel corteo.

Sì, insomma ho sentito che durante l'operazione non sono riusciti a staccarli per ore, nemmeno i medici capivano il perché di quella resistenza. Comunque alla fine ce l'hanno fatta, li hanno staccati e per coprire la parte esposta di ognuno l'hanno coperta con cemento armato”.

Che cosa?” urlò quasi Agata, senza rendersene conto. Le pareva incredibile che avessero cementato i due gemelli.

Sì, sì, ma di quel cemento poroso, che lascia passare l'umidità, così si consumerà insieme al corpo” si premurò subito di specificare il signor Lauro.

La combriccola lo guardò con occhi fuori dalle orbite.

Per l'amor di Dio, signor Lauro, basta! Ma di che diavolo va cianciando?” lo zittì la signora Ofelia “Non si potrà certo fare una cosa del genere, cementare la gente, santi numi! Valeva la pena scaraventarli in una fossa di calce allora!”

Ancora una volta ad Agata, per quel linguaggio della signora Ofelia che passava da espressioni come “cianciare” a “scaraventarli in una fossa” venne da ridere, ma si trattenne. D'altro canto tutto quel funerale era talmente bizzarro che un po' d'ilarità suscitava in tutti.

Dica, sa se hanno usato quello ecologico?” chiese il signor Lino, che giusto la settimana prima aveva usato quello per dei lavori sul vialetto di casa.

Sì sì, di quello, la marca migliore” rispose il signor Lauro, sicuro del fatto suo, quasi orgoglioso di essere a conoscenza di tutti quei dettagli.

Le due donne li guardarono fulminandoli, così fino in chiesa non si parlò più della cementificazione dei gemelli siamesi. Ma la signora Ofelia aveva ragione. C'erano due preti, due cori-uno cantava musica gregoriana, l'altro gospel-due tipi di fiori, rose e gigli bianchi, e la gente per assistere ai funerali passava di continuo da un lato della chiesa, dove c'era Walter, all'altro dove stava invece Alex. Alla fine però i due carri funebri arrivarono insieme al cimitero e i due fratelli furono sepolti uno accanto all'altro.

Salutati i tre con cui aveva assistito al rito, Agata decise di svignarsela e tornare subito a casa. Stavolta non c'era spazio per chiacchiere o inviti a casa, le era venuta una paura del diavolo. E se anche alla sua morte, per qualche motivo, tipo perché aveva la sciatica, una cicatrice sulla schiena o chissà per quale altra ragione, avessero cementificato anche lei o una parte del suo corpo? Il signor Lauro avrebbe poi fornito tutti i particolari del caso. Agata fuggì verso casa, dopotutto il suo dovere era stato compiuto anche stavolta, ma doveva distrarsi. Accese la tv mentre ancora si toglieva il vestito per il funerale e cacciò un grido: davano Grey's Anatomy. Ci volle qualche giorno per comprendere che il signor Lauro, per la cementificazione, si era inventato tutto di sana pianta.


Spero che questo estratto vi sia piaciuto! Se desiderate leggere il libro lo trovate su www.youcanprint.it, Ibs, LaFeltrinelli, Amazon, Giuntialpunto.it, Mondadori Store e negozi online di libri, al Punto di lettura di Mezzana (val di Sole, Trentino) o richiedendolo in libreria citando autore (Lara Zavatteri) e editore (Youcanprint) in tutti i casi anche ovviamente il titolo, o ancora richiedendolo a Lara in via 4 novembre 21 a Mezzana in val di Sole (Trentino).

Buona lettura e un sorriso a tutti voi!

Agata


mercoledì 12 aprile 2017

LA SIGNORA OLGA E I CONSIGLI COMUNALI-ESTRATTO DAL LIBRO AGATA COME UN FUNERALE TI SALVA LA VITA

Come promesso, ecco un piccolo estratto dal libro "Agata.Come un funerale ti salva la vita", qui con protagonista la signora Olga che, nonostante l'età, si ostinava a partecipare ai consigli comunali. Ma perchè? Scopriamolo insieme!

Siccome le gambe ancora la reggevano, faceva qualche passeggiata per il vicinato, faceva ancora la spesa da sé, scandalizzata per come i prezzi avevano subito un'impennata-mica costavano così i pomodori, nel Sessanta- le piaceva tra l'altro partecipare al consiglio comunale tanto per far clamore.
La signora Olga non capiva un'acca di quanto discutevano durante la riunione, ma le piaceva sedersi sulla poltroncina della sala, guardarsi attorno-gli altri, costernati, si domandavano cosa ci facesse un fossile del genere in quel posto-ma siccome la signora Olga un fossile non si sentiva, né si sarebbe mai sentita, faceva quello che le pareva. Sempre.
Sicché se ne stava seduta qualche ora, sperando di assistere a qualche zuffa. Non era raro che tra qualche consigliere di minoranza e uno di maggioranza-a volte più d'uno-volassero parolacce, a volte si arrivava alle mani su questo o quell'argomento per cui si avevano visioni diverse, ed erano quei momenti che divertivano la signora Olga. Perché starsene a casa a vedere polizieschi o ricostruzioni di omicidi per televisione, quando poteva vedere dal vivo una rissa, certe volte con qualche bel pugno sul naso? Avrebbe tanto voluto cacciarsi anche lei nella mischia-perché quando accadevano simili incidenti tutti si avvicinavano, un po' per distanziare i contendenti, un po' per dirne quattro anche loro-avrebbe voluto menar colpi anche lei, specialmente a chi non le stava simpatico-quasi tutti-ma sapeva che l'avrebbero messa a sedere in un attimo. Comunque, anche solo sentire parolacce e bestemmie da chi andava in chiesa tutte le domeniche, era già di per sé uno spasso. 


Per avere il libro rivolgetevi a Lara (larazavatteri@gmail.com) o lo trovate su Internet www.youcanprint.it, Ibs, inserendo il titolo, a Mezzana in val di Sole (Trentino) lo trovate in biblioteca da acquistare.  

lunedì 3 aprile 2017

L'ETERNA STAFFETTA PARTIGIANA, ESTRATTO DAL LIBRO AGATA

La signora Clementina, infatti, aveva un padre partigiano e aveva chiesto di poter partecipare anche lei, di dare il suo contributo. Inizialmente il padre non ne voleva sapere ma poi, vista l'insistenza della figlia, con gli altri capi partigiani aveva deciso di affidarle dei compiti da staffetta partigiana: in sella alla sua bicicletta la signora Clementina, nome da partigiana Osvalda (Agata non aveva mai capito perché i partigiani, molte volte, si fossero “battezzati” con nomi tanto assurdi) portava messaggi cifrati, recapitava pacchetti, forniva notizie.
Non era un compito facile, perché doveva pedalare anche in montagna, e soprattutto era pericoloso perché c'era sempre il rischio di essere perquisita e fermata dal nemico, cosa che, però, non avvenne mai. Forse per il suo aspetto gracile, che la faceva sembrare più piccola di quanto non fosse, al nemico non doveva sembrare possibile che quella bimbetta costituisse un pericolo.
La signora Osvalda era fiera di ciò che faceva e nonostante il pericolo, o forse proprio per quello, non rifiutò mai un compito che le era stato assegnato da qualche partigiano. Alla fine della guerra suo padre e gli altri partigiani le resero merito assegnandole un compenso simbolico, una nuova bicicletta e una pergamena, tipo un attestato, che spiegava il suo ruolo nella Resistenza.
La signora Osvalda era felicissima, ma quando si ritornò alla vita di tutti i giorni, capì che la staffetta partigiana era stata solo una parentesi, che ora tutti si aspettavano che le donne tornassero a fare le donne. E basta. Solo che la signora Osvalda non era il tipo da fare “solo la donna”, sicché, mentre cresceva e diventava adulta, mentre era riuscita a diventare maestra, dall'altro non si rassegnò mai alla fine della sua vita da staffetta.
Così, impose a tutti di chiamarla sempre Osvalda e mai più Clementina e con la bicicletta nuova avuta in dono dai partigiani percorreva più volte alla settimana gli stessi sentieri sui monti e in generale gli stessi percorsi che aveva fatto molte volte durante la guerra. Era arrivata al punto di scrivere messaggi per gente che non esisteva, messaggi assurdi che parlavano di appostamenti, munizioni, operazioni segrete...

martedì 31 gennaio 2017

ESTRATTO DAL LIBRO-DON ADOLFO E CLORINDA

Ciao a tutti! 
Oggi eccovi un estratto del libro, con protagonista l'amore tra don Adolfo e Clorinda. Buona lettura...il resto sul libro ;)
Agata

Questa storia alla Uccelli di rovo la conoscevano tutti in paese e sotto sotto ne avevano sempre sorriso. Ma quando giunse la notizia che don Adolfo e Clorinda, la sua perpetua sordomuta, erano morti insieme, a poche ore l'uno dall'altro, la gente si commosse sinceramente.
Bisogna sapere che don Adolfo in verità non assomigliava per nulla a Richard Chamberlain, ovvero l'attore che interpretava il sacerdote in Uccelli di rovo e Clorinda non era minimamente paragonabile a Meggie, la protagonista femminile che s'innamora del prete. Erano tutti e due piuttosto bruttini, sui 50 quando accadde il fatto.
Don Adolfo era stato il parroco del paese per molto tempo, prima dell'arrivo di Clorinda, e aveva con sé una perpetua che sbrigava per lui tutte le faccende ma senza dare mai molta confidenza. Più che buongiorno, buonasera, sì, no, non so, forse e arrivederci non diceva. Non ci si ricordava nemmeno il nome, di questa prima perpetua, che era venuta da fuori e che poi se n'era andata a servire un altro prete.
Anche Clorinda, che voleva essere chiamata solo per nome, credendo che signora fosse un appellativo solo per le persone di sesso femminile udenti e parlanti, chissà perché, era venuta da un altro paese e, visto che il parroco era abituato alla “loquacità” della prima perpetua, gli andò benissimo che questa fosse sordomuta, non avrebbe poi notato grandi differenze.
Invece, a dispetto di tutto, le differenze le vide eccome. Per prima cosa, Clorinda, single e senza figli, non parlava con la bocca ma con gli occhi sì. Sorrideva al prete, a gesti gli faceva notare cose accadute in paese cui lui, probabilmente, non avrebbe mai prestato attenzione, sempre cose buffe, per ridere, così che l'esistenza di don Adolfo migliorò sensibilmente.
Anche lui iniziò a notarla. Notò i capelli ancora scurissimi, gli occhi blu intenso, e pazienza se era bassina, cicciottella, con il naso un po' a patata.
Anche lei notò il prete, pure lui bassino, cicciottello, con i capelli radi e in compenso gli occhi tra il verde acqua e l'azzurro, con fossette che spuntavano quando rideva.
Spuntavano spesso, visto che insieme i due ridevano parecchio.
Intanto in paese si mormorava, figurarsi se non si mormorava! Che i due avessero una tresca, un flirt? Anche durante le prediche don Adolfo pareva tutto ringalluzzito, la voce tonante (prima pareva pigolare) camminava veloce (prima pareva sempre sul punto di inciampare) e sorrideva a tutti, anche a quelli che a Messa non ci andavano mai o ai lazzaroni, che non erano pochi e che non sempre corrispondevano con chi non andava a Messa, anzi solitamente si potevano tranquillamente trovare tra coloro che assiduamente partecipavano alle funzioni.
Intanto i mesi passavano, don Adolfo certi pomeriggi leggeva storie da un libro a Clorinda, ora uno ora l'altro, mimando con i segni il testo, oppure si vedevano passeggiare in riva al fiume. Lui portava una canna da pesca, così da far credere che cercava di tirar su trote, ma tutti sapevano che non aveva mai pescato neanche un avannotto in vita sua.
Lei, errore degli errori, era passata dalla “pettinatrice” che non le aveva fatto i capelli blu ma in compenso, anche se lei non parlava, aveva ben intuito-e con lei tutte le altre clienti-perché Clorinda desiderasse apparire più avvenente.
Intanto, anche se fra i due non c'era stato nulla, il paese mormorava. Che avessero una tresca, un flirt?
Clorinda tornava a casa sua, verso sera, quando aveva finito di rassettare la canonica, ma i mormorii erano tali e le occhiate del suo “gregge” tanto esplicite che a don Adolfo pareva di sentire anche di notte, sotto le finestre della canonica, qualcheduno che sussurrasse “Che abbiano una tresca, un flirt?”.