lunedì 27 febbraio 2017

DOVE SONO FUGGITI DON ADOLFO E CLORINDA?

http://www.meteoweb.eu/wp-content/uploads/2016/04/moai-isola-di-pasqua.jpg


Cari amici
don Adolfo e Clorinda sono due protagonisti del libro Agata.Come un funerale ti salva la vita. Ecco dal libro, un micro estratto, ma dove saranno fuggiti?


Non si sapeva dove fossero fuggiti. Chi ipotizzava l'Isola di Pasqua, il Madagascar, la Cornovaglia, Capo Horn, Machu Picchu, la Foresta Amazzonica, con il prete che si faceva largo a colpi di machete nella giungla selvaggia, o tra cannibali appesi mani e piedi tramite funi ad un bastone, prima di essere gettati in un pentolone fumante.




A presto con altre novità!
Agata ;)

mercoledì 22 febbraio 2017

AGATA IN PARTENZA PER AMATRICE



Cari amici,
sono in partenza per Amatrice, visto che la mia autrice, Lara Zavatteri, ha aderito all'iniziativa della redazione di RietiLife “Un libro per Amatrice”.
Arriverò laggiù dove il terremoto ha sconvolto la popolazione, con la mia storia, divertente e ironica, spero di far tornare un po' il sorriso alla gente.
Un abbraccio a tutta la popolazione di Amatrice!
Agata

lunedì 20 febbraio 2017

GEPPI CUCCIARI DOPPIATRICE IN LEGO BATMAN

Buon inizio di settimana cari amici, se recentemente siete stati al cinema o avete in programma di farlo, un film da ridere



"Lego Batman" con Barbara Gordon, che affianca Batman, Robin e Alfred il maggiordomo, doppiata da Geppi Cucciari!
Date un'occhiata qui sotto e buona visione, da ridere anche per Jocker in lacrime perchè non considerato dal nemico di sempre Batman che, a sua volta, si trova in mutande (ha le scarpe e i pantaloni attaccati) e per un eccentrico Robin ;)

Cliccate qui
http://movieplayer.it/news/lego-batman-il-film-claudio-santamaria-e-geppi-cucciari-tra-le-voci-it_47882/

venerdì 17 febbraio 2017

ESTRATTO LIBRO AGATA-LA SIGNORA OLGA

Cari amici, vi auguro un buon fine settimana con questo piccolo estratto del libro Agata.Come un funerale ti salva la vita, a presto!

Agata


La signora Olga aveva dato filo da torcere fino alla fine alla morte. Era sopravvissuta alla seconda guerra mondiale, alla fame, alla miseria, alla morte del marito (a quanto pareva, in quella zona del paese restavano solo vedove), al crollo della sua casa dopo un terremoto, a tre ulcere, un infarto, due ictus, un embolo. Tutti dicevano che era indistruttibile e sospettavano che fosse un robot simile a quello di Vicky, la bambina robot degli anni Ottanta, vestita come una bambina ma, per l'appunto, un robot. Così pensavano certe persone di Olga, vestita come una donna, ma che poteva discendere da un altro pianeta. La signora Olga viveva sola, anche se aveva due figli, si era rifiutata di installarsi a casa loro quando aveva passato i novanta, anche quando si era dimenticata tre volte il gas acceso (ma non l'aveva detto a nessuno) tanto se esplodeva la casa ci abitava solo lei e sarebbe crepata solo lei, così si diceva o quando una volta, svegliandosi di notte, credeva di essere diventata la regina d'Inghilterra. Neppure questo aveva detto a nessuno, neanche che aveva gironzolato per tutta casa cercando la corona da mettersi in fronte per ore. Questi incidenti un po' la demoralizzavano e quando capitavano tra sé e sé la signora Olga piangiucchiava dandosi dell'imbecille, ma dopo poco tornava ad essere quella di sempre, dicendo a sé stessa che sicuramente cose del genere accadevano a tutti gli ultranovantenni (o almeno sperava).
Siccome le gambe ancora la reggevano, faceva qualche passeggiata per il vicinato, faceva ancora la spesa da sé, scandalizzata per come i prezzi avevano subito un'impennata-mica costavano così i pomodori, nel Sessanta- le piaceva tra l'altro partecipare al consiglio comunale tanto per far clamore.
La signora Olga non capiva un'acca di quanto discutevano durante la riunione, ma le piaceva sedersi sulla poltroncina della sala, guardarsi attorno-gli altri, costernati, si domandavano cosa ci facesse un fossile del genere in quel posto-ma siccome la signora Olga un fossile non si sentiva, né si sarebbe mai sentita, faceva quello che le pareva. Sempre.
Sicché se ne stava seduta qualche ora, sperando di assistere a qualche zuffa. Non era raro che tra qualche consigliere di minoranza e uno di maggioranza-a volte più d'uno-volassero parolacce, a volte si arrivava alle mani su questo o quell'argomento per cui si avevano visioni diverse, ed erano quei momenti che divertivano la signora Olga. Perché starsene a casa a vedere polizieschi o ricostruzioni di omicidi per televisione, quando poteva vedere dal vivo una rissa, certe volte con qualche bel pugno sul naso? Avrebbe tanto voluto cacciarsi anche lei nella mischia-perché quando accadevano simili incidenti tutti si avvicinavano, un po' per distanziare i contendenti, un po' per dirne quattro anche loro-avrebbe voluto menar colpi anche lei, specialmente a chi non le stava simpatico-quasi tutti-ma sapeva che l'avrebbero messa a sedere in un attimo. Comunque, anche solo sentire parolacce e bestemmie da chi andava in chiesa tutte le domeniche, era già di per sé uno spasso.

martedì 14 febbraio 2017

BUON SAN VALENTINO A TUTTI



Cari amici,
oggi vi scivo per augurarvi buon San Valentino, non solo a chi è in coppia ma proprio a tutti, visto che si tratta di una festa dedicata all'amore. Quindi auguri a chi è in coppia, a chi è single, a tutti coloro che vogliono bene a qualcuno, chiunque sia, non per forza un fidanzato o fidanzata. Un pensiero d'amore a tutti voi!

Agata

venerdì 10 febbraio 2017

PICCOLA ANTICIPAZIONE DEL LIBRO, LA SIGNORA CLEMENTINA-OSVALDA

Augurandovi un buon fine settimana, ecco per voi un piccolo estratto del libro, relativo ad uno dei personaggi, ovvero la signora Clementina-Osvalda. A presto e buona lettura!

Agata 




La signora Clementina-Osvalda

Quando la vide in fotografia sul giornale, sulla sua bicicletta, Agata non poté fare a meno di sorridere. Era “tornata alla casa del Padre” la signora Clementina, che si ostinava a farsi chiamare Osvalda dalla seconda guerra mondiale. Osvalda, infatti, era il suo nome da staffetta partigiana, un ruolo che aveva ricoperto quando era giovanissima, poco più di una bambina, e che le aveva regalato gli anni migliori della sua vita.
Pareva incredibile, ma la signora Clementina-Osvalda era morta in un incidente in bici, si era infatti intestardita a voler pedalare fino alla fine dei suoi giorni, e in ultima non aveva visto una buca e aveva cappottato. Non era però per questo che Agata sorrideva. Da un lato sorrideva perché in breve tempo dal ritrovamento del volantino c'era già un altro funerale cui partecipare, dall'altra perché sapeva che la signora Osvalda amava solo il periodo della sua vita in cui era stata, per l'appunto, staffetta partigiana, consegnando i messaggi segreti proprio grazie alla sua bici.
La signora Clementina, infatti, aveva un padre partigiano e aveva chiesto di poter partecipare anche lei, di dare il suo contributo. Inizialmente il padre non ne voleva sapere ma poi, vista l'insistenza della figlia, con gli altri capi partigiani aveva deciso di affidarle dei compiti da staffetta partigiana: in sella alla sua bicicletta la signora Clementina, nome da partigiana Osvalda (Agata non aveva mai capito perché i partigiani, molte volte, si fossero “battezzati” con nomi tanto assurdi) portava messaggi cifrati, recapitava pacchetti, forniva notizie.
Non era un compito facile, perché doveva pedalare anche in montagna, e soprattutto era pericoloso perché c'era sempre il rischio di essere perquisita e fermata dal nemico, cosa che, però, non avvenne mai. Forse per il suo aspetto gracile, che la faceva sembrare più piccola di quanto non fosse, al nemico non doveva sembrare possibile che quella bimbetta costituisse un pericolo.
La signora Osvalda era fiera di ciò che faceva e nonostante il pericolo, o forse proprio per quello, non rifiutò mai un compito che le era stato assegnato da qualche partigiano. Alla fine della guerra suo padre e gli altri partigiani le resero merito assegnandole un compenso simbolico, una nuova bicicletta e una pergamena, tipo un attestato, che spiegava il suo ruolo nella Resistenza.
La signora Osvalda era felicissima, ma quando si ritornò alla vita di tutti i giorni, capì che la staffetta partigiana era stata solo una parentesi, che ora tutti si aspettavano che le donne tornassero a fare le donne. E basta. Solo che la signora Osvalda non era il tipo da fare “solo la donna”, sicché, mentre cresceva e diventava adulta, mentre era riuscita a diventare maestra, dall'altro non si rassegnò mai alla fine della sua vita da staffetta.
Così, impose a tutti di chiamarla sempre Osvalda e mai più Clementina e con la bicicletta nuova avuta in dono dai partigiani percorreva più volte alla settimana gli stessi sentieri sui monti e in generale gli stessi percorsi che aveva fatto molte volte durante la guerra. Era arrivata al punto di scrivere messaggi per gente che non esisteva, messaggi assurdi che parlavano di appostamenti, munizioni, operazioni segrete.
La famiglia aveva tentato di farla ragionare, ma la signora Osvalda, che si guadagnava da vivere facendo la maestra, appena poteva s'inventava queste scenette di cui tutti erano a conoscenza, ma che tutti fingevano di ignorare.

mercoledì 8 febbraio 2017

20 anni di Zelig

Ciao a tutti. Zelig è stato uno dei programmi comici miglior riusciti, ecco un video per i suoi 20 anni, per farvi qualche risata. Un caro saluto, Agata




martedì 7 febbraio 2017

UN ALTRO PERSONAGGIO DEL LIBRO, IL SIGNOR ENEA

  Ciao a tutti, oggi ecco un'altra anticipazione del libro, con uno dei protagonisti, il signor Enea. Buona lettura!
Agata



Il signor Enea

In realtà di fotografi ce n'erano due, in paese, ma quasi tutti andavano dal signor Enea perché 1) aveva prezzi migliori e 2) le sue foto erano sempre più belle. I genitori del signor Enea, scomparsi da anni, da sempre raccontavano che l'origine di quel nome era l'incendio che, partito dal loro fienile-erano allevatori e vivevano ai margini del paese- si era propagato in fretta anche verso la loro casa. Stavano tutti dormendo, ma Enea uditi i muggiti delle vacche aveva immediatamente attaccato a urlare. La madre era subito uscita per cercare di liberare gli animali, che si salvarono per miracolo, ma il padre, che secondo il racconto era stato operato da poco ad una gamba, non riusciva a muoversi dal letto.
Fu a quel punto che iniziò la leggenda del signor Enea. Secondo i genitori il ragazzino, che aveva all'epoca sei anni, si era caricato il padre sulle spalle e l'aveva tratto in salvo, mentre la casa iniziava a bruciare.
Proprio come aveva fatto il mitico Enea caricandosi sulle spalle il padre Anchise, mentre la città di Troia bruciava.
Come avesse potuto, un ragazzino di soli sei anni, farsi carico di un omone di quasi un quintale e portarlo fuori casa, non lo sapeva nessuno. Si dimenticavano tutti, poi, che i nomi dei bambini si danno alla nascita, non dopo un fatto del genere, ma tutti ci passavano sopra e la maggior parte credeva a queste panzane.
La cosa reale era, invece, che il signor Enea era nato cieco, o meglio vedeva solo ombre davanti a sé e tuttavia era riuscito a diventare fotografo e, per giunta, a diventare pure molto bravo.
Per tutta la vita aveva vissuto nella casa da cui aveva tratto in salvo il padre, per chi voleva crederci, neanche a farlo apposta a poca distanza dall'altro fotografo, che non riusciva a capire come un non vedente potesse creare delle immagini più belle delle sue, che invece vedeva benissimo.
Il signor Enea spiegava che lui le fotografie le faceva “con il cuore” e che per quello gli riuscivano tanto bene.

Cretinate!” gridava l'altro fotografo, adirato.

Fatto sta che il signor Enea si era fatto una clientela di tutto rispetto, non solo in zona ma anche online, dove vendeva foto di paesaggi, animali e quant'altro, anche su richiesta. Vedeva solo ombre, più chiare o più scure, ma ciò gli bastava per capire dove fosse il soggetto, come muovere la macchina e via discorrendo.

Tutta la gente del paese, tranne quelli che preferivano l'altro fotografo, più che altro per compassione-doveva pur vivere anche lui- si era fatta immortalare dal signor Enea o aveva stampato da lui le immagini più belle, vacanze, viaggi, passioni, hobby, animali, bellezze e bruttezze. Di tutto insomma. Il signor Enea vedeva solo i contorni, le ombre delle sue fotografie, quindi in realtà non le vedeva davvero, ma in qualche modo le percepiva, visto che le realizzava in modo tanto ammirevole.
Aveva curato anche delle mostre fotografiche, una sulle immondizie lasciate nelle aree di sosta dagli automobilisti, un'altra sulla vita e morte di una pantegana che viveva nei dintorni e che era morta, troppo sazia, seduta (il signor Enea l'aveva seguita per anni, udendo i suoi squittii), un'altra ancora sulle scritte lasciate sui muri e nei bagni pubblici, alcune delle quali avevano fatto arrossire non poco alcune donne della buon costume presenti all'inaugurazione.

Era un tipo eccentrico, ma tutti non si accorgevano più nemmeno della sua cecità. Sapevano che nonostante questa era in grado di fare di tutto-ci si era chiesti a lungo, invece, se le pantegane morissero tutte stando sedute- ed il signor Enea, pur contento di non esser mai stato considerato un disabile né mai trattato con pietà, per il suo ultimo viaggio aveva lasciato scritto una singolare richiesta.






giovedì 2 febbraio 2017

MURALES IN MESSICO

Ciao a tutti, che ne pensate di questo murales in Messico? Il più grande realizzato in questa zona del mondo e, forse, il più colorato!

Agata