Ciao a tutti, oggi ecco un'altra anticipazione del libro, con uno dei protagonisti, il signor Enea. Buona lettura!
Agata
Il signor Enea
In realtà di fotografi ce
n'erano due, in paese, ma quasi tutti andavano dal signor Enea perché
1) aveva prezzi migliori e 2) le sue foto erano sempre più belle. I
genitori del signor Enea, scomparsi da anni, da sempre raccontavano
che l'origine di quel nome era l'incendio che, partito dal loro
fienile-erano allevatori e vivevano ai margini del paese- si era
propagato in fretta anche verso la loro casa. Stavano tutti dormendo,
ma Enea uditi i muggiti delle vacche aveva immediatamente attaccato a
urlare. La madre era subito uscita per cercare di liberare gli
animali, che si salvarono per miracolo, ma il padre, che secondo il
racconto era stato operato da poco ad una gamba, non riusciva a
muoversi dal letto.
Fu a quel punto che iniziò la
leggenda del signor Enea. Secondo i genitori il ragazzino, che aveva
all'epoca sei anni, si era caricato il padre sulle spalle e l'aveva
tratto in salvo, mentre la casa iniziava a bruciare.
Proprio come aveva fatto il
mitico Enea caricandosi sulle spalle il padre Anchise, mentre la
città di Troia bruciava.
Come avesse potuto, un ragazzino
di soli sei anni, farsi carico di un omone di quasi un quintale e
portarlo fuori casa, non lo sapeva nessuno. Si dimenticavano tutti,
poi, che i nomi dei bambini si danno alla nascita, non dopo un fatto
del genere, ma tutti ci passavano sopra e la maggior parte credeva a
queste panzane.
La cosa reale era, invece, che il
signor Enea era nato cieco, o meglio vedeva solo ombre davanti a sé
e tuttavia era riuscito a diventare fotografo e, per giunta, a
diventare pure molto bravo.
Per tutta la vita aveva vissuto
nella casa da cui aveva tratto in salvo il padre, per chi voleva
crederci, neanche a farlo apposta a poca distanza dall'altro
fotografo, che non riusciva a capire come un non vedente potesse
creare delle immagini più belle delle sue, che invece vedeva
benissimo.
Il signor Enea spiegava che lui
le fotografie le faceva “con il cuore” e che per quello gli
riuscivano tanto bene.
“Cretinate!”
gridava l'altro fotografo, adirato.
Fatto sta che il signor Enea si
era fatto una clientela di tutto rispetto, non solo in zona ma anche
online, dove vendeva foto di paesaggi, animali e quant'altro, anche
su richiesta. Vedeva solo ombre, più chiare o più scure, ma ciò
gli bastava per capire dove fosse il soggetto, come muovere la
macchina e via discorrendo.
Tutta la gente del paese, tranne
quelli che preferivano l'altro fotografo, più che altro per
compassione-doveva pur vivere anche lui- si era fatta immortalare dal
signor Enea o aveva stampato da lui le immagini più belle, vacanze,
viaggi, passioni, hobby, animali, bellezze e bruttezze. Di tutto
insomma. Il signor Enea vedeva solo i contorni, le ombre delle sue
fotografie, quindi in realtà non le vedeva davvero, ma in qualche
modo le percepiva, visto che le realizzava in modo tanto ammirevole.
Aveva curato anche delle mostre
fotografiche, una sulle immondizie lasciate nelle aree di sosta dagli
automobilisti, un'altra sulla vita e morte di una pantegana che
viveva nei dintorni e che era morta, troppo sazia, seduta (il signor
Enea l'aveva seguita per anni, udendo i suoi squittii), un'altra
ancora sulle scritte lasciate sui muri e nei bagni pubblici, alcune
delle quali avevano fatto arrossire non poco alcune donne della buon
costume presenti all'inaugurazione.
Era un tipo eccentrico, ma tutti
non si accorgevano più nemmeno della sua cecità. Sapevano che
nonostante questa era in grado di fare di tutto-ci si era chiesti a
lungo, invece, se le pantegane morissero tutte stando sedute- ed il
signor Enea, pur contento di non esser mai stato considerato un
disabile né mai trattato con pietà, per il suo ultimo viaggio aveva
lasciato scritto una singolare richiesta.
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