Ciao a tutti!
Oggi eccovi un estratto del libro, con protagonista l'amore tra don Adolfo e Clorinda. Buona lettura...il resto sul libro ;)
Agata
Questa storia alla Uccelli di
rovo la conoscevano tutti in paese e sotto sotto ne avevano sempre
sorriso. Ma quando giunse la notizia che don Adolfo e Clorinda, la
sua perpetua sordomuta, erano morti insieme, a poche ore l'uno
dall'altro, la gente si commosse sinceramente.
Bisogna sapere che don Adolfo in
verità non assomigliava per nulla a Richard Chamberlain, ovvero
l'attore che interpretava il sacerdote in Uccelli di rovo e Clorinda
non era minimamente paragonabile a Meggie, la protagonista femminile
che s'innamora del prete. Erano tutti e due piuttosto bruttini, sui
50 quando accadde il fatto.
Don Adolfo era stato il parroco
del paese per molto tempo, prima dell'arrivo di Clorinda, e aveva con
sé una perpetua che sbrigava per lui tutte le faccende ma senza dare
mai molta confidenza. Più che buongiorno, buonasera, sì, no, non
so, forse e arrivederci non diceva. Non ci si ricordava nemmeno il
nome, di questa prima perpetua, che era venuta da fuori e che poi se
n'era andata a servire un altro prete.
Anche Clorinda, che voleva essere
chiamata solo per nome, credendo che signora fosse un appellativo
solo per le persone di sesso femminile udenti e parlanti, chissà
perché, era venuta da un altro paese e, visto che il parroco era
abituato alla “loquacità” della prima perpetua, gli andò
benissimo che questa fosse sordomuta, non avrebbe poi notato grandi
differenze.
Invece, a dispetto di tutto, le
differenze le vide eccome. Per prima cosa, Clorinda, single e senza
figli, non parlava con la bocca ma con gli occhi sì. Sorrideva al
prete, a gesti gli faceva notare cose accadute in paese cui lui,
probabilmente, non avrebbe mai prestato attenzione, sempre cose
buffe, per ridere, così che l'esistenza di don Adolfo migliorò
sensibilmente.
Anche lui iniziò a notarla. Notò
i capelli ancora scurissimi, gli occhi blu intenso, e pazienza se era
bassina, cicciottella, con il naso un po' a patata.
Anche lei notò il prete, pure
lui bassino, cicciottello, con i capelli radi e in compenso gli occhi
tra il verde acqua e l'azzurro, con fossette che spuntavano quando
rideva.
Spuntavano spesso, visto che
insieme i due ridevano parecchio.
Intanto in paese si mormorava,
figurarsi se non si mormorava! Che i due avessero una tresca, un
flirt? Anche durante le prediche don Adolfo pareva tutto
ringalluzzito, la voce tonante (prima pareva pigolare) camminava
veloce (prima pareva sempre sul punto di inciampare) e sorrideva a
tutti, anche a quelli che a Messa non ci andavano mai o ai lazzaroni,
che non erano pochi e che non sempre corrispondevano con chi non
andava a Messa, anzi solitamente si potevano tranquillamente trovare
tra coloro che assiduamente partecipavano alle funzioni.
Intanto i mesi passavano, don
Adolfo certi pomeriggi leggeva storie da un libro a Clorinda, ora uno
ora l'altro, mimando con i segni il testo, oppure si vedevano
passeggiare in riva al fiume. Lui portava una canna da pesca, così
da far credere che cercava di tirar su trote, ma tutti sapevano che
non aveva mai pescato neanche un avannotto in vita sua.
Lei, errore degli errori, era
passata dalla “pettinatrice” che non le aveva fatto i capelli blu
ma in compenso, anche se lei non parlava, aveva ben intuito-e con lei
tutte le altre clienti-perché Clorinda desiderasse apparire più
avvenente.
Intanto, anche se fra i due non
c'era stato nulla, il paese mormorava. Che avessero una tresca, un
flirt?
Clorinda tornava a casa sua,
verso sera, quando aveva finito di rassettare la canonica, ma i
mormorii erano tali e le occhiate del suo “gregge” tanto
esplicite che a don Adolfo pareva di sentire anche di notte, sotto le
finestre della canonica, qualcheduno che sussurrasse “Che abbiano
una tresca, un flirt?”.