Agata
All'inizio, a parte la visita a
casa di Sebastiano e sua madre per vedere i disegni, erano stati
cambiamenti da poco. Una tenda lasciata aperta, un saluto con la mano
a qualche vicino, un barattolo di piselli comprato in negozio anziché
infilato negli ordini per la spesa da farsi recapitare a casa. Agata
non se n'era nemmeno accorta, di questi cambiamenti, ma chi abitava
nel quartiere se n'era accorto eccome e la gente si domandava che
intenzioni avesse, dopo tanto tempo che era rimasta segregata in
casa, dopo anni, decenni in cui nessuno la vedeva più in giro. Si
mormorava insomma su questo suo cambiamento, qualcuno ebbe il
coraggio di scambiare anche due parole con la rediviva, incontrandola
nel giardino. Le cose per Agata stavano cambiando, ma lei ancora non
se ne rendeva conto, presa com'era a partecipare a veglie funebri e
funerali, col fermo proposito di non finire in una casa di riposo,
magari imbottita di tranquillanti o legata ad una sedia perché
altrimenti sarebbe fuggita nuda e urlante, anche se non comprendeva
perché dovesse, nel caso, fuggire nuda.
Mentre questi piccoli ma costanti
cambiamenti avvenivano, si sparse nel quartiere la voce che sarebbe
stato organizzato un funerale per la signora Edvige, scomparsa anni
prima e sepolta in una città lontana, dove era andata a vivere,
lasciando però scritto che dopo un certo numero di anni (decisi da
lei) dalla sua dipartita voleva essere ripresa dalla terra e portata
nel suo paese, nel cimitero del suo paese.
Così per Agata si profilava la
terza opportunità per mettersi in ghingheri e prendere parte ad una
nuova cerimonia funebre.
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