martedì 7 febbraio 2017

UN ALTRO PERSONAGGIO DEL LIBRO, IL SIGNOR ENEA

  Ciao a tutti, oggi ecco un'altra anticipazione del libro, con uno dei protagonisti, il signor Enea. Buona lettura!
Agata



Il signor Enea

In realtà di fotografi ce n'erano due, in paese, ma quasi tutti andavano dal signor Enea perché 1) aveva prezzi migliori e 2) le sue foto erano sempre più belle. I genitori del signor Enea, scomparsi da anni, da sempre raccontavano che l'origine di quel nome era l'incendio che, partito dal loro fienile-erano allevatori e vivevano ai margini del paese- si era propagato in fretta anche verso la loro casa. Stavano tutti dormendo, ma Enea uditi i muggiti delle vacche aveva immediatamente attaccato a urlare. La madre era subito uscita per cercare di liberare gli animali, che si salvarono per miracolo, ma il padre, che secondo il racconto era stato operato da poco ad una gamba, non riusciva a muoversi dal letto.
Fu a quel punto che iniziò la leggenda del signor Enea. Secondo i genitori il ragazzino, che aveva all'epoca sei anni, si era caricato il padre sulle spalle e l'aveva tratto in salvo, mentre la casa iniziava a bruciare.
Proprio come aveva fatto il mitico Enea caricandosi sulle spalle il padre Anchise, mentre la città di Troia bruciava.
Come avesse potuto, un ragazzino di soli sei anni, farsi carico di un omone di quasi un quintale e portarlo fuori casa, non lo sapeva nessuno. Si dimenticavano tutti, poi, che i nomi dei bambini si danno alla nascita, non dopo un fatto del genere, ma tutti ci passavano sopra e la maggior parte credeva a queste panzane.
La cosa reale era, invece, che il signor Enea era nato cieco, o meglio vedeva solo ombre davanti a sé e tuttavia era riuscito a diventare fotografo e, per giunta, a diventare pure molto bravo.
Per tutta la vita aveva vissuto nella casa da cui aveva tratto in salvo il padre, per chi voleva crederci, neanche a farlo apposta a poca distanza dall'altro fotografo, che non riusciva a capire come un non vedente potesse creare delle immagini più belle delle sue, che invece vedeva benissimo.
Il signor Enea spiegava che lui le fotografie le faceva “con il cuore” e che per quello gli riuscivano tanto bene.

Cretinate!” gridava l'altro fotografo, adirato.

Fatto sta che il signor Enea si era fatto una clientela di tutto rispetto, non solo in zona ma anche online, dove vendeva foto di paesaggi, animali e quant'altro, anche su richiesta. Vedeva solo ombre, più chiare o più scure, ma ciò gli bastava per capire dove fosse il soggetto, come muovere la macchina e via discorrendo.

Tutta la gente del paese, tranne quelli che preferivano l'altro fotografo, più che altro per compassione-doveva pur vivere anche lui- si era fatta immortalare dal signor Enea o aveva stampato da lui le immagini più belle, vacanze, viaggi, passioni, hobby, animali, bellezze e bruttezze. Di tutto insomma. Il signor Enea vedeva solo i contorni, le ombre delle sue fotografie, quindi in realtà non le vedeva davvero, ma in qualche modo le percepiva, visto che le realizzava in modo tanto ammirevole.
Aveva curato anche delle mostre fotografiche, una sulle immondizie lasciate nelle aree di sosta dagli automobilisti, un'altra sulla vita e morte di una pantegana che viveva nei dintorni e che era morta, troppo sazia, seduta (il signor Enea l'aveva seguita per anni, udendo i suoi squittii), un'altra ancora sulle scritte lasciate sui muri e nei bagni pubblici, alcune delle quali avevano fatto arrossire non poco alcune donne della buon costume presenti all'inaugurazione.

Era un tipo eccentrico, ma tutti non si accorgevano più nemmeno della sua cecità. Sapevano che nonostante questa era in grado di fare di tutto-ci si era chiesti a lungo, invece, se le pantegane morissero tutte stando sedute- ed il signor Enea, pur contento di non esser mai stato considerato un disabile né mai trattato con pietà, per il suo ultimo viaggio aveva lasciato scritto una singolare richiesta.






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